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Tarocchi

Quello dei Tarocchi è un mondo immenso e meraviglioso che ho avuto la fortuna di incontrare molto presto. Ricordo che attorno ai 15 anni, ad una festa di compleanno del mio fratellino, con in mano un mazzo di carte trevigiane, mi inventai un mio metodo di lettura, tenendo banco a tutti i suoi amichetti, per diverse ore.

Pochi anni dopo, per fare i tradizionali regali - scherzo ai professori, per la cena di matura, fui incaricato di comprare un mazzo di Tarocchi che poi nessuno volle tenere e rimase a me, segnando (tutto sommato in modo iniziatico) il mio definitivo ingresso in quel mondo.

Avevo già alle spalle un po' di studi di esoterismo, conoscevo alcuni metodi di divinazione con le carte e qualcosa sulle rune e quindi affrontai con lo stesso animo il Tarocco.

Eppure, man mano che entravo in quel mondo, scoprivo sfaccettature sempre nuove e il mio approccio diveniva sempre meno ingenuo e sempre più profondo.

Sono passato dalla tradizione popolare agli occultisti come Whirt, Levi, Sadhu, cercando di capire l'ermetismo senza aver avuto un maestro, di tradurre conoscenze occulte rivelate a spizzichi. Poi ho incontrato Jodorowsky (purtroppo non di persona) e sono rimasto sedotto dalla sua interpretazione psicomagica della vita e dei Tarocchi. Il suo modo di trasportare lo shamanesimo nella modernità mi pare straordinario, come solo un grande artista può fare, ed efficace.

Così ad un certo punto mi sono trovato davanti al Mazzo, con tante conoscenze apprese e tanta esperienza di letture e ho pensato fosse necessario riorganizzare un po' le idee. E dal sincretismo di questi mondi, ho trovato una forma che si adatta a me.

L'origine dei Tarocchi è misteriosa, ma è molto probabile che essi nascano nelle corti italiane del 1300 - 1400, quando l'antico sapere dei greci veniva riscoperto e la cultura italiana rinasceva dopo i secoli bui del medioevo. E' probabile che i Maghi (intesi nel senso greco del termine di "sapienti") del tempo, nomi come Dante, Colonna, Petrarca, Da Vinci, scoprendo un gioco di corte (i Naibi) ci abbiano visto la strada per trasmettere quelle conoscenze occulte che la Chiesa del tempo osteggiava. Parimenti, nel gioco che si stava diffondendo velocemente, importato dagli arabi attraverso Venezia, fatto da 52 carte divise in 4 semi diversi, videro un "contenitore" perfetto per inserire ulteriori conoscenze.

Nacque così quel mazzo di Tarocchi che nel XV secolo viene rappresentato, per esempio, nei Visconti Sforza, che sembrano essere uno dei più antichi giunto fino a noi.

Quindi quando parliamo di Tarocchi, ci riferiamo ad uno strumento magico, di sapere, costruito non con il linguaggio logico dei libri, ma con quello analogico dei simboli, che è stato sviluppato proprio in Italia e che dunque è fortemente collegato all'inconscio collettivo del nostro Paese, al nostro modo di pensare, emozionarci, immaginare, creare... Ecco perché ritengo che siamo un popolo privilegiato nell'utilizzo di questo strumento, essendo facilitati a comprenderlo, perché scorre in qualche modo nelle nostre vene.

La base su cui esso fu costruito, io credo sia quella del neopitagorismo, sviluppatosi in Italia, specificatamente nella Magna Grecia, a partire dalla filosofia Pitagorica greca.

Si tratta di un approccio, tra le altre cose, ai numeri, non solo dal punto di vista matematico (quantitativo) ma anche simbolico (qualitativo), dove ogni numero corrisponde ad un'energia (ciò che Jung chiamò poi Archetipo). Sulla base delle sue intuizioni, Pitagora fondò una scuola iniziatica e misterica che alla sua morte gli sopravvisse, evolvendo poi nel neopitagorismo della Magna Grecia, sicuramente conosciuto nell'Italia nel 1400 (ad esempio Leonardo Da Vinci ne parla in una sua lettera).

Ad onore di ciò che sostengono alcuni ermetisti, Pitagora studiò molti anni ad Alessandria, entrando in contatto, probabilmente, con l'antico occultismo egizio, o ciò che ne era sopravvissuto: è possibile pertanto che il Tarocco, ricollegandosi a Pitagora, che probabilmente aveva avuto accesso ad antichi saperi, sia davvero l'erede di quel famoso libro di Toth contenente i misteri egizi, a cui molto occultismo moderno fa riferimento.

Che sia vero o meno, il Mazzo dei Tarocchi contiene sicuramente al suo interno un percorso misterico che spiega, a più livelli, la vita dell'uomo semplice, il percorso dell'iniziato, il mondo divino o spirituale e le molteplici interazioni di questi piani, dandoci una mappa interpretativa della realtà che ci permette, potenzialmente, di trovare risposta a praticamente qualunque domanda.

Insegnando nei miei corsi, facendo le serate di letture e le letture individuali, giorno dopo giorno continuo a scoprire la duttilità di questo strumento, la sua capacità di divenire una "tastiera" per parlare con l'inconscio personale, attraverso quello collettivo, arrivando a creare una comunicazione con noi stessi e forse con gli dei o lo spirito, per trovare una via per l'evoluzione.

Quello che faccio non è divinazione, intesa come lettura del futuro. Non perché sia impossibile (anche se ci sarebbero delle specifiche da fare), ma perché non ne vedo l'utilità. Scoprire cosa accadrà domani ci deresponsabilizza e ci consegna nelle mani di un destino irrazionale. Scoprire invece cosa oggi ci impedisce di raggiungere gli obiettivi che ci poniamo, ci restituisce il nostro potere personale, la nostra magia e fa del Tarocco non un mero strumento da show, ma una via iniziatica attraverso la quale diventare magoi (saggi).

La cosa che mi affascina di più, è che dopo quasi 20 anni di studio e pratica di questo magnifico gioco, ancora oggi, analizzando situazioni, momenti della mia vita, riesco a individuare in quale carta stia vivendo e, attraverso ciò, dedurne altri nuovi e profondi significati che me ne rivelano l'ecletticità e la potenza. Queste lame sono Archetipi che vivono in noi e attorno a noi; coglierle significa saper guardare alle cose non solo per capirle, ma anche per dare loro un senso. E quando diamo un senso a ciò che ci circonda, diamo un senso anche a noi stessi.

Come in alto così in basso, come dentro così fuori.

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